mercoledì 24 giugno 2020

Nei panni di Edvard Munch. I lavori


Con orgoglio e soddisfazione pubblico un progetto realizzato dai miei studenti di terza in questa didattica distante! Bravi, vi siete immersi nel personaggio, avete indossato le vesti di Munch!!!
Per leggere la lezione precedente, con le indicazioni per il progetto CLICCATE QUI

1. MI METTO NEI PANNI DI MUNCH
Ecco i testi prodotti dagli studenti di 3A e 3B
Edvard Munch, Inger sulla spiaggia, 1889

"QUESTO DIPINTO L’HO GENERATO NELLA MIA MENTE L’ESTATE DEL 1889. STAVO CAMMINANDO SUL LUNGO MARE NORVEGESE QUANDO AD UN CERTO PUNTO HO VISTO UNA DONZELLA SUGLI SCOGLI TUTTA VESTITA DI BIANCO, ERA MOLTO PENSERIOSA CHISSA A COSA STAVA PENSANDO, GLI HO CHIESTO IL SUO NOME E MI HA DETTO CHE SI CHIAMAVA INGER HA DETTO. POI SENZA CHIEDERGLI NIENT’ALTRO ME NE SONO ANDATO VIA, LA STESSA NOTTE NON HO DORMITO HO PENSATO TUTTA LA NOTTE A COSA STESSE PENSANDO LEI. UNA VOLTA TORNATO A CASA HO VOLUTO DISEGNARLA POI POCHI ANNI DOPO PECCATO CHE LO HO VENDUTO MI SAREBBE PIACIUTO TENERLO."                                                                                                                                                                                                                                                             Federico
La scorsa estate sono stata al mare, ad Arenzano (Liguria),strano dirlo ma è stata la prima volta che andai al mare in Italia e mi ricordo che era pieno di rocce, neanche un po’ di sabbia, infatti avevo sempre dei graffi, soprattutto sulle gambe. Quel giorno mi ero messa una maglietta blu o rossa con una salopette corta ma prima che andassimo a casa mi ero messa un vestitino rosa molto chiaro e mi ricordo di aver fatto una foto simile a questa opera.
L'unica cosa che non avevo in quel momento era il cappellino da spiaggia, che di solito ho sempre. Chiara 

Eccola, mia sorella. L’unica persona al mondo ad essere sopravvissuta alla mia disgrazia. Neanche i miei genitori sono riusciti a resistere all’attrazione della morte, alle sue lusinghe. Mia madre poi… neppure la ricordo.
La mia gratitudine nei confronti di Inger è infinita. Una immensa solitudine, una sordida tristezza mi hanno spinto a ritrarre l’unica cosa che mi è cara in tutto il mondo.  I suoi occhi fissi nel vuoto e la sua pelle bianca come un cadavere la fanno sembrare terribilmente bella e pronta, anche lei, per un mondo lontano da me.
Ma ho messo, tra lei e la morte, l’infinita distesa dell’oceano, la forte protezione delle rocce che con il loro colore livido smorzano l’interesse della sorte verso tanta delicatezza e amore. Giorgio

Quest'opera mi fa sentire molto nei panni Munch perchè:" Mi sento tutt'altra parte, la mia isola felice dove sono tra me e me riflettendo sulla mia vita, sul mio cammino e la mia strada; Sapendo che domani sarà un'altro giorno bellissimo da vivere come se fosse l'ultimo". Questo è quello che sento quando sono nei panni di questa bellissima opera. Martina

Ho visto mia sorella seduta sugli scogli  del molo. Ho avvertito il suo senso di tranquillità, di pace interiore e di solitudine. Ho percepito i suoi vaghi pensieri: le domande sul senso della vita e sulla sua vita futura, nella quale lei si trova da sola a dover affrontare la quotidianità. La vorrei vedere sorridente e spensierata. Davide B.

Edvard Munch, Malinconia, 1892

Mi sono ispirato a questa opera perché in questo periodo di solitudine forzato, ci sono 
momenti in cui mi sento malinconico e mi fermo a riflettere su quanto mi manchi il contatto con le persone.
La solitudine ci rende tristi, ma a volte ci fa apprezzare di più certe cose. Christian




Edvard Munch, L'ansia, 1894

“il mio nonno è morto,
 io e la mia famiglia eravamo sulla strada del funerale,
un tratto su un ponte un silenzio di tomba (pessimo doppio senso)
ci inghiottì
vorrei solo fare un urlo come quella volta ad Oslo con i miei 2 amici
 per liberarmi da questa angoscia, paranoia e ansietà...” Davide W.


2. ESPRIMO I MIEI STATI D'ANIMO IN PITTURA
...Come Munch 








 

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